Il viaggio per scoprire il futuro della ristorazione attraverso le opinioni e le idee di chef e ristoratori si sposta a Torino
Ne parliamo con Franco Rabezzana, Luisa Pandolfi e Antonella Rota, ai quali rivolgeremo le fatidiche domande: come state vivendo questo momento? Hai attivato il servizio a domicilio? come è cambiata la vostra vita? cosa pensate del futuro?
Il futuro assume colorazioni diverse in base alla tipologia del locale.
Le trattorie a conduzione semi-familiare e con superfici e numeri di coperti limitati, che tanta parte rivestono nella tradizionale ristorazione torinese, « le piole dove as magna piemunteis » vedono un futuro molto nero. Se anche si ripartisse in tempi abbastanza brevi, applicando il distanziamento sociale, come potranno reggere con la riduzione degli attuali 30/35 coperti ad un massimo di 12/15? Non saranno assolutamente in grado di reggere economicamente. E naturalmente non parlate loro di separatori in plexigas, un’ipotesi che non vogliono neppure prendere in considerazione.
Poco interessante anche la strada del servizio a domicilio,
che richiede una trasformazione del modello di ristorazione sia per gli aspetti di organizzazione sia per la parte economica. Diversa la situazione per quei locali che hanno a disposizione locali più ampi e una struttura di cucina più flessibile. Alcuni stanno anche affiancando attività commerciali abbinate come gastronomie o pastifici. Nessuno sta fermo con le mani in mano e con tutte le incertezze e le incognite del momento stanno comunque provando a riorganizzarsi per ripartire. Nostro compito, come associazione sarà quello di dare risalto al loro rinnovamento e, se possibile, dare anche un’attività di supporto.
Partiamo dall’Osteria Rabezzana e troviamo il titolare Franco Rabezzana
“Abbiamo potuto tenere aperto solo il pastificio, come negozio di generi alimentari, dove vendiamo la pasta fresca, i sughi e la gastronomia prodotti dal nostro chef Giuseppe Zizzo. Insieme vendiamo anche i vini dell’enoteca e su ordinazione prepariamo pranzi per il fine settimana. Abbiamo anche attivato la consegna a domicilio di tutti questi prodotti che effettuiamo in tempi rapidissimi in tutta Torino e anche fuori città. Abbiamo attivato una collaborazione con differenti piattaforme che si occupano di consegne a domicilio, ad esempio “Tutaca”, quelle collegate con i Maestri del Gusto, con Ascom, con Confesercenti, etc. Siamo entrati come produttori anche nel modo degli « Alveari dice sì » e molti Alveari non solo a Torino ci hanno chiesto i nostri prodotti
La nostra vita è cambiata molto.
Ora purtroppo abbiamo il ristorante e il locale bar aperitivi a Milano chiusi, però con il pastificio riusciamo a compensare in parte i mancati introiti della ristorazione e le consegne a domicilio sono aumentate tantissimo. Pensiamo che bisognerà attrezzarsi per un periodo relativamente lungo con una riapertura graduale e in condizioni di sicurezza. Fortunatamente abbiamo a Torino un locale molto grande dove riusciremo sicuramente a servire molti clienti in ottime condizioni di sicurezza sia per i clienti che per il personale.
Ci stiamo già attrezzando in questa direzione.
Inoltre amplieremo i dehors davanti ai locali di Torino e Milano per avere più posti « in sicurezza » anche all’aperto. Abbiamo attivato anche una seconda campagna di crowfunding con alcuni obiettivi di « rafforzamento » dei nostri locali tra i quali anche quello dei dehors, campagna che sta andando benissimo e in circa un mese abbiamo già raggiunto il primo obiettivo minimo di raccolta di più di 100.000 Euro con circa 50 investitori, puoi vedere i dettagli di questa campagna a questo link
Ci spostiamo presso “Le Vitel Etonné” dove incontriamo Luisa Pandolfi.
“Dopo un iniziale e comprensibile annichilimento rispetto, non tanto all’aspetto commerciale, quanto alla gravità sanitaria e alla tragedia emotiva per molti di noi nel mondo, è subentrato l’aspetto puramente pratico e pragmatico di dover affrontare una situazione del tutto al di fuori di qualsiasi controllo e previsione. Noi abbiamo scelto di chiudere, insieme a altri colleghi di Torino, qualche giorno prima della prescrizione comunale per preservare noi e i nostri clienti. Per tutto il mese di marzo siamo stati in stand by cercando di capire la gravità e gli interventi di sostegno da parte dello Stato.
Siamo una piccola, ma non troppo, impresa,
con 7 dipendenti e 3 soci e di conseguenza l’urgenza era attivare la cassa integrazione e prevedere un piano economico di urgenza. Nel mese di aprile ci siamo attivati noi tre soci e abbiamo dato il via al “delivery” per la Pasqua, sia per vedere la risposta delle persone sia per valutare la nostra organizzazione. I risultati sono stati eclatanti e il fatto di fare “take away” di pastificio e gastronomia da tre anni è servito per la logistica. Quindi dai primi di maggio inizieremo il servizio delivery continuativo, a breve pubblicheremo le nostre proposte sul sito leviteletonne.com e sulla nostra pagina Facebook
Per la consegna ce ne occuperemo personalmente, sia per un servizio più ad hoc per il cliente e per le nostre vivande, sia perché non amiamo i servizi di delivery esistenti, per costi e gestione. Al di là delle restrizioni a cui tutti dobbiamo soggiacere, personalmente la mia vita non è cambiata così tanto, la rete sociale e familiare è solida e fondata e questo supporta animo, spirito e progettualità. Il futuro è incerto e da inventare, la ristorazione sarà una delle vittime del distanziamento sociale e il blocco totale del turismo e entrambi questi fattori incidono nettamente su qualsiasi possibile ripresa a medio/lungo termine.
Il più grave peso morale e emotivo è il personale,
nel nostro caso abbiamo una squadra fantastica di ragazzi in gamba, disponibili da sempre e con cui abbiamo un rapporto ottimo. Qualsiasi mio sforzo mentale, oggi, è creare una nuova forma di impresa che permetta di salvarci tutti. L’obbiettivo primario, per me oggi, è questo. Forse sarà uno stimolo per creare nuove forme di ristorazione che, sicuramente, passeranno attraverso il servizio a domicilio, ma che potranno evolversi in direzioni diverse e oggi difficili da prevedere”.
Raggiungiamo Le Antiche Sere e parliamo con Antonella Rota
“Dalla chiusura sono passati quasi 40 giorni, e allo smarrimento iniziale si è aggiunta tanta paura di aver contratto il virus e di averlo potuto diffondere ad altri, compresi i nostri genitori anziani, per aver frequentato senza protezioni molte persone fino alla sera prima della chiusura. In queste prime settimane siamo rimasti in ascolto del nostro corpo e di eventuali segnali che ci potessero dare indicazioni sul nostro stato di salute. L’unico pensiero è stato quello di pensare alla nostra salute e di evitare non cadere in depressione.
Ci siamo quindi riposati e coccolati con tutte quelle belle cose per cui non abbiamo mai tempo mentre lavoriamo.
Durante il periodo di quarantena abbiamo riflettuto a lungo e capito che la situazione generale era veramente tragica e comune a tutto il mondo e che le nostre possibilità di intervenire si limitavano alla cautela e all’isolamento. Appena possibile abbiamo attivato tutti gli strumenti che ci sono stati messi a disposizione dallo stato per tutelare le nostre attività e di conseguenza i nostri dipendenti. Questo ci ha riportato alla dura realtà fatta di stipendi, contributi e fatture da pagare. Tutto quello che normalmente affrontiamo non senza fatica. Purtroppo negli ultimi anni, il nostro margine di guadagno si è di molto ridotto e dobbiamo ricorrere ad autentici giochi di prestigio per riuscire a dare buona qualità ad un prezzo corretto.
Ora senza incassare nulla sarà veramente durissima.
Per quanto riguarda le consegne a domicilio abbiamo preso in considerazione di attivare il servizio a domicilio solo da qualche giorno con la speranza che possa mantenere vivo il cuore del ristorante, la cucina e il contatto con i clienti. Per il futuro credo che ci attenderanno ancora momenti molto difficili e grandi difficoltà per mantenere le norme di sicurezza richieste e per recuperare la leggerezza e il buonumore, che per me da sempre devono accompagnare un buon pasto. Ce la faremo solo se faremo gioco di squadra e se saremo pronti, senza perdere la nostra identità, a riorganizzarci senza fare riferimento al passato. Nuovi orari, rinnovata disponibilità e tanta tanta voglia di cominciare da capo mettendo al centro le relazioni, la sostenibilità ambientale e il benessere degli animali. Sarà fondamentale che anche chi ci governa, ci aiuti rendendoci più agile e semplice lo svolgimento delle nostre mansioni, alleggerendo la pressione fiscale che già era insostenibile. Hasta la victoria siempre”