Osteria del Rododendro

Il piccolo borgo si trova nell’entroterra di Imperia, lungo la strada della “cucina bianca” che è caratterizzata dai prodotti che usavano i pastori nella preparazione dei loro piatti, perlopiù di colore bianco come il latte, il formaggio, le patate, l’aglio, i porri. In una splendida casa in pietra, sapientemente ristrutturata, si trova il ristorante della signora Grazia e della figlia Barbara. La loro cucina genuina si basa sui prodotti tipici della zona e propone un menù degustazione a 25 euro con 6 antipasti, tre primi, tre secondi e il dolce. Molto gustosi gli antipasti di verdura, fra cui flan di ortiche e farinata di polenta di grano saraceno con la bagna cauda. Sicuramente da provare i fagottini di pasta alle tredici erbe spontanee e gli gnocchi di farina di castagne con crema di porri. Nei secondi i bocconcini di coniglio fritti sono la vera, specialità dell’osteria con il cinghiale con la crema di fagioli bianchi e le lumache. Formaggi locali serviti con marmellate fatte in casa. Dolci squisiti come il gelato di castagne o la bavarese al caffè. Digestivi della casa come il limoncello e il lamponcino. Olio evo e pane sono rigorosamente di produzione propria. La carta dei vini ha una discreta selezione di etichette del territorio, fra cui un ottimo Ormeasco, con prezzi onesti.

Ristorante Colle Melosa

Suggestivo ristorante a 1500 m., meta di appassionati per le belle passeggiate in luoghi storici, come il sentiero degli alpini, e quando c’è la neve per le piste di sci da fondo. Dal 2010 è stata riaperta questa locanda, che fa dell’accoglienza e della buona cucina genuina i suoi punti di forza. Pierangelo Borfiga e la moglie Laura propongono un menù a 32 Euro, ma si possono scegliere anche altre opzioni a 22 o 25 euro. Si comincia con gli antipasti misti, che variano a seconda della stagione, verdure ripiene, involtini di verza e salsiccia, e il “gran pistau”, ricetta antica locale dove il grano viene pestato nel mortaio e poi cotto a lungo in un soffritto di porri e servito con parmigiano e olio evo taggiasco. Nei primi gli squisiti ravioli di erbe alpine, e gli gnocchi verdi al gorgonzola o alla salsa di noci. Nei secondi molto gustosa la selvaggina locale come il capriolo con la polenta, oppure la capra con i fagioli bianchi di Pigna e il coniglio alla ligure. Dolci casalinghi come la meringata, la torta di mele e le favolose crostate. Spesso si organizzano serate a tema come quella dedicata alla bagna cauda nel tegamino o quella della polenta con il cinghiale. Vini di produttori locali, Rossese e Ormeasco e del vicino Piemonte. Possibilità di pernottamento in stanze pulite e confortevoli, consigliata la prenotazione.

Ristorante Da Vittorio

Lo storico ristorante di Bagnasco “Da Vittorio” ha cambiato sede e si è spostato da Bagnasco nella vicina Nucetto sempre in provincia di Cuneo e sempre sulla statale 28, che unisce il Piemonte al mare. In cucina sempre lo chef Gianni, che si occupa della ricerca di prodotti locali freschi e di stagione, mentre in sala operano la moglie Marcella, che coccola gli ospiti con gentilezza ed il figlio Lorenzo, sommelier, che sta lentamente prendendo in mano le redini del locale. Il nuovo locale è più piccolo del precedente, arredato con semplicità ha perso l’atmosfera della vecchia osteria, ma si presenta più raffinato ed accogliente sia nella sala a piano terra sia in quella situata al primo piano, che ha tavoli ben distanziati e apparecchiati con buon gusto e un gradevole tocco elegante. C’è anche un piccolo dehors disponibile durante l’estate. Del precedente ristorante ha conservato il nome e la grande qualità della cucina, ma come spiega Lorenzo “nella nuova location i clienti potranno essere seguiti con maggiore attenzione e la presentazione dei piatti potrà essere ancora di più curata”. Il menu degustazione, “Una passeggiata nel bosco” con prosciutto di Cervo con mirtilli, fragoole e anans; crepe di grano saraceno con ripieno di funghi; tajarin (27 tuorli) con porcini e tartufo nero di Scagnello; frittura di funghi porcibni e dessert viene proposto a 40 euro con vini esclusi. Disponibile anche il menù alla carta. Per cominciare potete provare la bresaola di cervo ai porcini o (se siete fortunati) agli ovuli, l’uovo con tartufo nero, lo sformato di verdure di stagione o l’imbattibile tonné di vitel (costo da 8 a 14 euro). Tra i primi segnaliamo i tajarin, con funghi e tartufo nero o i ravioli al ragù di carne arrosto e gli gnocchi al castelmagno e salvia (dai 10 ai 12 euro). Da provare anche i funghi fritti, buonissimi e presentati “a catasta di legna” con grande cura, le costolette di agnello in crosta di nocciole, il filetto di maiale all’Ormeasco di Pornassio (da 15 a 18 euro). Da non perdere i loro dolci, dalla panna cota al sapore di salvia al bunet ed alla torta di castagne con zabaione (6 euro). La cantina ha molti vini interessanti della zona e della vicina Liguria. Non obbligatoria ma fortemente consigliabile la prenotazione.

Villaggio dei Fiori

Il Villaggio dei Fiori si presenta in ogni stagione come un’oasi di verde e di tranquillità grazie al suo parco di più di 1000 tra palme ed eucalipti e alle casette mobili confortevoli e affacciate sul mare. Qui è possibile godersi il mare, percorrere a piedi o in bici la splendida pista ciclabile, che si passa accanto al villaggio. I turisti apprezzano la cucina del ristorante, che non è a uso esclusivo dei clienti del villaggio, ma aperto anche al pubblico esterno. Dispone di una splendida e ampia sala, resa ancora più bella e accogliente dalla recente ristrutturazione. Lo chef Flavio Ottonello propone piatti internazionali e preparazioni tradizionali liguri in due menù degustazione: “Villaggio” con un primo, un secondo e una bevanda a 16€ e “Gourmet” con un primo di pasta fresca, un secondo di pesce, ai ferri o in fritto misto e una bevanda, a 21€. Alla carta ampia scelta, con particolare attenzione per celiaci, oltre che preparazioni gustose per vegetariani e vegani. Il pizzaiolo sforna delle vere pizze gourmet con impasti realizzati con farine speciali, e si appassiona nella preparazione di dolci squisiti come la crostata di arance amare oltre che ai classici dessert come il tiramisù e la panna cotta. Il personale di sala, sotto la regia esperta del maître, è sempre attento ai bisogni del cliente. Il prezzo medio di un menù è di 25€ esclusi i vini, con un servizio veloce e curato.

Tre Galline

Nel cuore del Quadrilatero Romano, dietro Porta Palazzo, un locale che con i suoi 500 anni di vita ha fatto la storia della ristorazione cittadina. Le sue travi a vista, le sue boiserie e i suoi piatti in cui la tradizione viene rivisitata attraverso tecniche contemporanee continuano ad attrarre tanto i torinesi quanto i turisti (stranieri e non) che vogliono conoscere i must della cucina piemontese. Qui si trovano tanto la classica carne cruda con la crema di robiola e le pere al vino rosso quanto la testina di vitello croccante. In stagione la bagna cauda, tutto l’anno il baccalà confit. Tra i primi gli agnolotti ai tre arrosti e i tajarin al ragù di animelle. Tra i secondi la finanziera della casa, il guanciale brasato e non manca mai il classico carrello dei bolliti, con i sette tagli di carne e le sette salse in abbinamento. Oltre al ricco carrello di formaggi, al dessert due cavalli di battaglia come il bunet e il bicerin. La carta dei vini esplora il meglio della produzione piemontese che vede il nebbiolo come vitigno principe. Ma non manca una selezione di etichette nazionali e internazionali di tutto rilievo. Tra i 40 e i 50 euro.

Trattoria in Ciassa da Francesca

Passeggiando nei carugi di Albisola Superiore, avrete la sorpresa di trovare questa piccola trattoria, dalla simpatica insegna, dove potrete gustare un’ottima cucina ligure semplice e genuina. Qui si può assaggiare, il giovedì e il venerdì, la deliziosa farinata di grano, servita con formaggetta e olive, e la farinata di ceci, abbinata con moltissimi ingredienti, olive, cipolle, gorgonzola, ecc. Il menù completo di mezzogiorno viene proposto a 10 €. La sera si sceglie alla carta, con molti piatti di pesce, come il polpo in insalata o alla diavola, i particolari tagliolini al mirtillo con i gamberi, i tortelli di baccalà, la tagliata di tonno con i carciofi. Non solo pesce, Francesca, aiutata dalla mamma, prepara anche degli ottimi ravioli al pesto di noci, i tagliolini di borragine con il pesto, tutta pasta fresca fatta in casa. I dolci preparati dalla chef, sono deliziosi, come la meringata, o la sfogliata di mele o la panna cotta. Per una cena completa si spendono dai 20 ai 30 euro. La sala raccolta e luminosa, gli arredi in legno e i quadri di Dino Gambetta, zio di Francesca e pittore molto conosciuto nella zona, rendono l’ambiente molto confortevole, si consiglia di prenotare, soprattutto nel fine settimana.

Il Bagatto

Nella piazza del “tamburello” si affaccia il ristorante “Il Bagatto” inserito all’interno di una splendida struttura con i muri a vista, con un’ampia sala accogliente con il camino. Una cucina che si tramanda da generazioni e che da sempre propone piatti genuini della tradizione. Negli antipasti non può mancare il vitello tonnato, i peperoni in bagna cauda, il pollo in carpione, gli affettati monferrini e la toma piemontese. Nei primi, rigorosamente fatti in casa, troviamo gli agnolotti e le tagliatelle, a seguire il bollito misto, il filettino di maialino, la selvaggina e, prenotando in tempo, il fritto misto alla piemontese. Per finire i dolci della casa come i bonet, i gelati artigianali, le bavaresi. Siamo nella terra dei tartufi e qui si possono gustare nei modi migliori. Proposti due menù degustazione, il primo a 35 euro con gli antipasti misti, l’assaggio di due primi, un secondo a scelta con contorno, dolci misti e caffè, il secondo a 20 euro, anche vegetariano, con un primo e un secondo a scelta tra quelli del giorno, dolce e un caffè. Ampia scelta di vini del territorio, e se la bottiglia non è finita la si può portare a casa.

Trattoria Bel Deuit

Il locale ideale per chi sale alla barocca Basilica di Superga in cerca delle memorie dei Savoia ma anche di quelle del Grande Torino che su questo colle visse il suo tragico epilogo il 4 maggio del 1949. La trattoria Bel Deuit (espressione dialettale per esprimere un buon modo di fare, si potrebbe tradurre “bel garbo”) ha una vista incantevole sulle colline torinesi e propone una cucina improntata alla tradizione. Nel menu raccontato a voce una lunga sequenza di antipasti che cambiano di stagione in stagione, ma dove non mancano mai il vitello tonnato o la lingua di vitello in salsa verde. Tra i primi agnolotti tradizionali o del plin, ma anche tajarin alla freisa di Chieri saltati con un ridotto dello stesso vino e radicchio. Tra i secondi, oltre al brasato al Nebbiolo delle Langhe e alle lumache di Cherasco in umido, spicca il fritto misto.Tra i dessert oltre allo zabajone fatto al momento con la torta di nocciole e il bunet quando è stagione le pere martin cotte nella freisa con garofano e cannella. La carta dei vini parla piemontese. Si spende tra i 30 e 40 euro.

Le Piemontesine

All’interno di una casa di campagna elegantemente ristrutturata si trova questo ristorante, circondato dalle dolci colline dell’Alta Langa. Aperto da una coppia italo-francese Charlotte Launay, che accoglie i clienti nella luminosa e raffinata sala, e il marito Jerome Migotto, che si occupa della cucina. La proposta gastronomica si basa sui prodotti del territorio, seguendo il ritmo delle stagioni e con la coltivazione in proprio degli ortaggi, delle erbe e della frutta. Due i menù proposti, uno della “scoperta” con quattro portate a 35 euro, vini esclusi, e quello della “degustazione” con sei portate firmate dallo chef a 52 euro oppure a 70 euro con quattro calici di vino. Antipasti invitanti come le lumache di Cherasco croccanti o le cosce di rane impanate con crema di carote e zenzero; fra i primi i tradizionali agnolotti del plin con la variante di coniglio e i risotti gourmet. Nei secondi da provare il piccione “Rossini” con polenta croccante e l’agnello in crosta di erbe. Dolci speciali creati dallo chef con la frutta di stagione come le pere della vendemmia o l’invitante meringata Monte Bianco, con i sorbetti sempre diversi. La carta dei vini molto ben assortita con un occhio di riguardo ai migliori prodotti delle Langhe e Roero. Nella stessa struttura si trova l’hotel 4 stelle con 10 camere per riposarsi e lasciarsi coccolare.

Il Verso del Ghiottone

All’interno di un palazzo di fine settecento sapientemente ristrutturato, ha sede il ristorante “Il verso del ghiottone”. Nato dal desiderio di quattro amici che volevano proporre una cucina profondamente legata al territorio e alle tradizioni di Langa, ma con spunti creativi. A Gilberto Demaria e Roberto Campogrande è affidata la preparazione dei piatti con prodotti di stagione acquistati direttamente dai contadini locali. Due i menù degustazione, quello dedicato al territorio a € 39,00, bevande escluse, con la carne di Fassone battuta al coltello, tortino di peperoni con topinambur, cardi e acciughe, un primo a scelta tra i raviolini al plin, tajarin tagliati a mano al ragù alle tre carni, nei secondi la tagliata di Fassone, il guanciale di maiale e la coscia di coniglio, e un dolce a scelta. C’è un secondo menù di pesce detto “Galup” che propone capesante e mazzancolle seguite dalle linguine Cocco con scorfano e muscoli, e baccalà con cavolo, zucca e zenzero, e dessert. Alla carta piatti invitanti come l’Albese giapponese o la caramella d’oca confit, cipolline d’Ivrea glassate e fichi, e proposte interessanti di pesce come il gambero nè crudo nè cotto e caramello al frutto della passione. Pane e focaccia fatti in casa come gli ottimi dolci. Ampia carta dei vini con una buona selezione di piccoli produttori.